Due concerti, due sold out (macchevelodicoafare).
Bruce e la E Street Band sono tornati al Madison Square Garden il 7 e l’8 novembre scorsi. Vi parlerò della seconda serata. Ho deciso di spendere un patrimonio e di portare tutta la famiglia ( babbo, mamma, tutti) in visita. Springsteen già da qualche data ama suonare ad ogni concerto uno dei suoi dischi, dall’inizio alla fine, rispettandone rigorosamente la scaletta. Dopo aver avuto al fortuna di vedere e ascoltare Darkness on the Edge of Town (il mio album preferito) al Giant Stadium nel New Jersey un mese fa (un concerto meraviglioso) , stavolta tocca a The River, doppio album del 1980, talmente lungo e impegnativo che lo stesso Bruce annunciandolo sul palco dichiara che suonerà l’intero disco “just this one time. It’s too long to do it again”. In effetti è stato lungo, bellissimo ma lungo. Quasi 2 delle 3 ore di concerto se ne sono andate a ritmo dei 20 brani che compongono questo disco, tra le quali una splendida versione di Drive all Night. I fans erano in visibilio per l’unicità della serata, i neofiti invece erano comprensibilmente un po’ provati dalle prime 2 ore senza hit ( ad eccezione di Hungry Heart).
Per fortuna nell’ultima ora Bruce ha snocciolato Born to Run, Badlands, Dancing in the Dark, con consueta esplosione di entusiasmo da parte dei 30.000 spettatori (provenienti da tutto il mondo a giudicare dalle bandiere esposte, compresa una della Sardegna). Il rocker suona e canta per più di 3 ore, corre, fa anche stage diving, non può avere 60 anni, è impossibile, io a 30 non ce la potrei fare mai. Assistere ad un concerto di Bruce è sempre un’esperienza intensa, nel New Jersey e a New York lo è forse ancor di più, e si percepisce chiaramente che sta suonando a casa sua.
“Abbiamo viaggiato in lungo e in largo per tutto il mondo solo per tornare a casa“, ha detto.